Se io fossi una divinità potente, avrei sprofondato il mare nella terra prima che inghiottisse così quella bella nave con il suo carico di anime. 

Miranda, in La tempesta di W. Shakespeare, I.II
(trad. it. Alfredo Orbetello, Oscar Mondadori, Milano 1991)
 
 
Nessuno possiede Dio, siamo tutti dei mendicanti. Sembrerebbe un’esagerazione, eppure siamo ancora al di qua della verità. Il mendicante ha uno che gli sta di fronte non ha che da chiedergli l’elemosina. L’orante deve chiedere anche il suo interlocutore. Sembra strano, eppure è così: noi non possiamo chiedere a Dio l’una o l’altra cosa. Dobbiamo prima di tutto chiedergli sé stesso. Anzi, ancor più paradossalmente: se preghiamo Dio e quindi gli chiediamo sé stesso, dobbiamo direttamente pregare Dio.
Gerhard Ebeling, Sulla preghiera 
 
Natale del Signore 2020
 
 
 
 
Vivere nella tempesta, toccando con dita d’aria
questi mesi, questi giorni sospesi di pandemia
dove il mondo s’è fatto 
immensa isola di presentimenti
e cronache di mendicanti della vita.
E qui sosta la barca delle nostre anime
tra naufragi, venti e uragani per la pietà di Miranda
in attesa del respiro di rose primaverili 
per quei naufraghi avvolti in un gemito di speranza. 
Sarà ancora Natale, Signore,
là dove le lacrime della sospirata salvezza 
toccano il silenzio
dei prati tempestosi di quel mare, 
appena cullato dalla luna?
Ma è su questo naufragio forse della storia  
che si annuncia sempre la tua venuta,
Signore che trascini la morte nel tuo amore,
così umano e divino, unico perdono al nostro dolore
per il fiat di Maria, fiore della nostra preghiera.
Noi che non ti possediamo, se non in questa veglia
d’ogni giorno e istante, il qui e ora dell’amore in attesa,
perché tu possa sollevare un naufragio di tenebra
al giubilo di albe abitate proprio dalla tua speranza:
Vieni, Signore Gesù! (Ap 22,20)
 
Buon Natale e sereno Anno nuovo
dalla Comunità di San Leolino
 
Vergine Madre, figlia del tuo figlio, 
umile e alta più che creatura, 
termine fisso d’etterno consiglio, 
 
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
 
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore. 
 
Dante, Paradiso XXXIII, 1-9
 
1321-2021
VII Centenario della morte 
di Dante Alighieri
 
 
 

 

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